Nel mondo della tecnologia e dell’innovazione, si sente nominare sempre più spesso il termine startup. Queste imprese sono infatti diventate una delle nuove frontiere dell’imprenditoria, diventando lo strumento attraverso cui poter realizzare la propria idea di business e portarla al successo.
Il termine start up o start up innovativa viene spesso associato ad imprese appena fondate e di piccole dimensioni. La realtà dei fatti è però ben diversa e una start up o una start up innovativa deve avere delle caratteristiche ben definite per essere considerata tale.
Nonostante non esista una definizione generale, il reale significato di startup si distacca dal significato ad esso attribuito.
In questo articolo cercheremo di fornire una definizione di start up, definendone le caratteristiche distintive e identificando le diverse tipologie di start up esistenti.
Cosa sono le start up?
Non esiste una definizione generale di Start Up e il significato di questo termine può variare anche in base al contesto nel quale viene utilizzato.
Possiamo, tuttavia, definire una Start Up come un’organizzazione temporanea e di nuova costituzione, basata su un business model scalabile e ripetibile e, soprattutto, che pone al centro di esso l’innovazione.
Quelli di Startup è quindi uno status passeggero, in cui l’obiettivo è quello di trovare una strategia vincente per potersi posizionare con successo sul mercato (leggi il nostro articolo sulle ricerche di mercato) ed espandersi. È proprio questo il significato di temporaneità, in cui obiettivo finale sarà quello di trasformarsi in una realtà affermata e autosufficiente, perdendo la denominazione di Startup.
Le start up solitamente presentano un tasso di rischio molto alto perché tante sono le variabili che potrebbero influire sulla loro redditività: possono presentarsi diversi scenari di criticità, d’altro canto però, nel caso di successo, possono portare rendimenti e livelli di guadagno molto elevati.
Ecco alcune definizioni che ti permetteranno di comprendere il significato del termine startup.
- Steve Blank – Imprenditore e accademico: “una startup è un’organizzazione temporanea utilizzata per cercare un modello di business ripetibile e scalabile.”
- Eric Ries – autore di “The Lean Startup”: “una startup è una struttura umana progettata per creare nuovi prodotti o servizi in condizioni di estrema incertezza.”
- Paul Graham – Cofondatore di Y combinator: “una startup è un’impresa che sta cercando di realizzare un’idea che può funzionare, ma che non lo ha ancora fatto” e ancora “la sola caratteristica essenziale di una startup è la crescita. Ogni altra caratteristiche associata ad una startup discende dalla crescita”.
- Peter Thiel – Imprenditore e investitore: “una startup è un’impresa innovativa che si concentra sull’innovazione e cerca di conquistare il mercato nel quale opera.”
- Brad Feld e Jason Mendelson - Autori di "Venture Deals”: “una startup è un’azienda innovativa che ha un potenziale di crescita significativo e che opera in un contesto di estrema incertezza.”
- Marc Andreessen - Cofondatore di Andreessen Horowitz: “una startup è una società che è ancora alla ricerca del proprio prodotto, del proprio mercato e del proprio modello di business.”
Come puoi ben vedere le definizioni variano e si concentrano su diversi aspetti che caratterizzano una startup. Tutte queste definizioni possono essere valide e nel resto dell’articolo forniremo ulteriori informazioni che ti aiuteranno a comprendere a fondo il significato di startup.
Osservando e analizzando queste definizioni fornite da alcuni esperti nel campo delle startup, o da veri e propri startupper che sono stati in grado di portare la propria realtà al successo, risulta possibile identificare alcune variabili comuni, che ci possono aiutare a comprendere il reale significato di startup.
Il primo fattore è l’innovazione. Una startup deve essere caratterizzata da un’idea o da processi innovativi.
Solo in questo modo sarà in grado di distinguersi dai competitor e di creare un prodotto o servizio unico e distintivo.
Questo chiaramente non basterà a portare la propria idea di business al successo. Esistono numerose variabili da tenere in considerazione e prevedere come reagiranno il mercato e i consumatori è molto complesso.
Questo ci porta ad un secondo fattore che caratterizza una startup, ovvero l’incertezza. Questa parola compare in molte delle definizioni citate in precedenza.
Stiamo andando a creare un nuovo prodotto o servizio e non sappiamo se questo potrà attirare l’attenzione degli investitori, se sarà accettato dai consumatori o se questi saranno avversi al cambiamento, se si presenterà una nuova idea che risolve il nostro stesso problema in modo migliore.
Il terzo fattore è la crescita. Una soluzione che non è in grado di crescere e non è scalabile non ha senso di esistere, non potrà sostenersi ed è destinata a fallire o a restare una piccola realtà.
Caratteristiche delle start up
Non esistono definizioni universalmente riconosciute di “start up”: ad esempio, l’ordinamento giuridico italiano definisce espressamente solo le start up innovative. Possiamo però fare ricorso alla definizione maggiormente diffusa, proposta da Steve Blank, imprenditore e professore americano, secondo cui, per potersi definire start up, un’impresa non necessita soltanto di trovarsi nella fase iniziale del suo ciclo di vita, ma deve rispettare altre tre caratteristiche.
1. Temporaneità
Quello di start up è uno status passeggero, che coincide con i primi anni del business. Infatti, l’obiettivo prioritario dev’essere quello di crescere rapidamente e passare alle fasi successive del ciclo di vita, trasformandosi da start up a grande impresa. Si tratta quindi di una fase temporanea ed ambiziosa, nella quale l’impresa deve trovare la strada per il successo, basato su un prodotto o servizio innovativo e dall’ampio mercato. Queste caratteristiche differenziano la start up e la piccola impresa, cioè due termini che, spesso, vengono impropriamente confusi: la start up, a differenza della piccola impresa nasce con l’obiettivo di crescere ed espandersi rapidamente.
2. Replicabilità e scalabilità del modello di business
Replicabilità e scalabilità sono due concetti che viaggiano in parallelo. Per replicabilità si intende la capacità del business model, una volta che è stato validato su piccoli segmenti di mercato, di essere ripetibile su larga scala, nel tempo e in diverse aree geografiche. Per scalabilità si fa riferimento alla capacità del modello di business di garantire una crescita nel tempo, in termini di risultati economici e di quote di mercato acquisite, utilizzando le risposte disponibili.
3. Innovazione
L’innovazione dev’essere il focus del business model di una start up, il cui obiettivo è nascere in risposta ad un bisogno di mercato (ricerche di mercato) non ancora soddisfatto dalle altre imprese. Le start up, soprattutto se innovative, infatti, ricercano non business model già adottati da competitor, bensì modelli totalmente innovativi, che possono garantire maggior valore, sia in termini economici, sia in termini di soddisfazione da parte del cliente. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario sperimentare continuamente nuovi prodotti e servizi, o nuove modalità di realizzarli od erogarli, per tenere conto di volta in volta dei feedback provenienti dai clienti.
Tipologie di start up
Esistono numerose tipologie di start up e criteri di classificazione che possono essere impiegati. Tuttavia, in modo semplice ed efficace, è possibile suddividerle in due macro-categorie, prescindendo totalmente dal servizio offerto, ma basandosi solo sulla natura del business model. Identifichiamo quindi le “Newco” e gli “Spin-off”:
- Newco: deriva dall’unione dei termini inglesi New e Company e significa “nuova azienda”. Si tratta di iniziative imprenditoriali nuove, e quindi start up in senso stretto.
- Spin-off: nascono dalla separazione di un ramo di un’azienda dalla struttura madre, operazione che porta alla nascita di una nuova azienda vera e propria. La start up così creata può rimanere legata alla propria azienda madre oppure essere venduta ad investitori esterni.
Un’ulteriore distinzione tra le diverse startup è fornita da Steve Blank, lo stesso che ha dato una personale definizione di startup citata ad inizio articolo e colui che ha definito i fattori che caratterizzano una startup.
Blank, all’interno di The Accelerators (il blog sulle startup del Wall Street Journal), ha elencato sei diverse tipologie di startup, descrivendo come le differenze tra le diverse tipologie implichi differenze anche nelle persone, nei finanziamenti e nelle strategie che verranno messe in atto per portare al successo la startup.
Le tipologie di startup identificate, e le loro caratteristiche principali, sono le seguenti.
Lifestyle Startup
Queste startup sono create da persone che desiderano trasformare la propria passione in un lavoro, guadagnando facendo quello che amano.
Queste persone lavorano per sé stessi e per perseguire la propria passione personale. Blank li paragona a programmatori o web designer dipendenti, con una grande passione per la tecnologia e che accettano lavori di coding e U/I per poter perseguire la loro passione.
Small Business Startup
A questa categoria appartengono la maggioranza delle startup presenti negli Stati Uniti e nel resto del mondo.
Si tratta di società create investendo del capitale proprio, preso in prestito da amici e familiari o da società di credito, in cui l’obiettivo dei proprietari è quello di “possedere la propria attività e sfamare la propria famiglia” (Steve Blank).
Queste attività sono spesso poco scalabili e, in certi casi, a malapena redditizie, riuscendo a coprire i costi di gestione ma con degli utili molto bassi. Tuttavia, Blank crede che queste realtà rappresentino il concetto di imprenditorialità, poiché le persone lavorano con grande passione e spesso riescono a creare nuovi posti di lavoro a livello locale.
Scalable Startup
Le Scalable Startup sono quelle che tutti gli investitori sognano di scovare.
Si tratta di società in cui i fondatori lavorano per cambiare il mondo e le regole del mercato nel quale operano, scalando il proprio business fino ad arrivare alla quotazione in borsa e a profitti molto elevati.
Esempi di società di questo genere sono Google, Facebook e Twitter.
Per avere successo, queste società avranno bisogno di grandi quantità di capitale di rischio e di un modello di business altamente ripetibile e scalabile. La presenza di Venture Capitalist disposti a correre il rischio di investire il queste realtà è un altro presupposto fondamentale.
Buyable Startup
Questa tipologia di startup, viene progettata da zero per essere venduta in futuro ad aziende più grandi, le quali ne massimizzeranno le potenzialità. Alcuni esempi di queste pratiche, sono le acquisizioni di Amazon, oppure l’acquisto da parte di Facebook di Whatsapp e Instagram.
Spesso queste startup si affidano a Business Angels e finanziamenti tramite crowdfunding e potrebbero correre il rischio di vendere la propria società a cifre inferiori rispetto al loro reale valore, a causa della mancanza di investitori tradizionali in capitale di rischio.
Social Startup
L’obiettivo principale delle Social Startup è quello di migliorare il mondo e, per questo motivo, spesso sono senza scopo di lucro o ibride.
Gli imprenditori che le guidano non hanno nulla da invidiare ai colleghi della altre startup, ma il loro obiettivo non è quello di conquistare quote di mercato o creare nuova ricchezza, ma quello di creare un impatto positivo.
Large Company Startup
In questo caso, si tratta di grandi aziende che hanno raggiunto alti livelli di redditività e devono trovare nuove strategie per crescere e innovarsi. Non basta più concentrarsi sul miglioramento e la crescita del modello di business esistente, ma è necessario mettere in atto approcci innovativi, tipici delle startup.
Queste aziende cercano di fare innovazione attraverso il Corporate Venture Capital, ovvero investendo in altre startup, oppure cercando di sviluppare nuovi modelli di business e nuove competenze.
Come creare una startup?
Per fondare una start up non è sufficiente l’idea di business, ma sono necessari anche passione, impegno, dedizione ma anche tanto tempo e lavoro. Per creare una start up bisogna seguire alcuni step fondamentali, la cui cronologia dipende essenzialmente dal modello di business. Con una buona approssimazione, si può individuare una sequenza principale che segue la maggior parte delle start up.
Solitamente il punto di partenza è costituito da un’idea iniziale e dal suo sviluppo, a partire dal quale l’imprenditore costruisce il proprio Business Model, nel quale si definisce la natura del prodotto o servizio da proporre al mercato. Successivamente, in via sperimentale, se ne realizza un prototipo, in modo da “testare sul campo” quanto successo possa avere.
Vediamo nel dettaglio come queste fasi possono avvenire. Si tratta di una semplificazione del percorso seguito alla maggior parte delle start up affermatesi sul mercato.
Fase 1: Ideazione e sviluppo
Centrale nel processo di creazione di una startup è l’idea. Questa non costituisce infatti il traguardo d’arrivo, ma è semplicemente un punto di partenza, dal quale sviluppare il modello di business ideale. Come detto in precedenza, deve essere ripetibile e scalabile.
L’idea inoltre deve essere innovativa, economicamente sostenibile e che abbia validità nel tempo, cioè consenta alla start up di conquistare il mercato. Caratteristica necessaria di un’impresa per essere vincente è che essa soddisfi un bisogno dei consumatori. L’idea può quindi nascere come soddisfazione di un bisogno già espresso dal mercato, andando in questo caso a scontrarsi direttamente come competitor già affermati, oppure un bisogno latente, proponendo un prodotto o servizio totalmente innovativo.
Fase 2: Formazione del team
Un altro elemento vincente per creare una start up di successo sono le persone che la compongono: è importante avere a disposizione un team coeso, che sia formato da lavoratori capaci e competenti, adeguatamente formati e coinvolti nel progetto di business.
Fase 3: Scelta del modello di business o business model
Una volta formato il team di lavoro, lo step seguente è comprendere se e come l’idea inizialmente proposta sia valida e se possa trasformarsi concretamente un’impresa di successo. Bisogna in questa fase costruire un Business Model, ossia uno strumento di sintesi nel quale si descrivono dettagliatamente le attività d’impresa e il modo in cui essa crea valore. Lo strumento offre una chiara sintesi dei punti di forza e di debolezza del progetto di business.
Successivamente, si procede alla redazione del Business Plan, che evidenzia gli aspetti meramente economici e finanziari dell’impresa, e cioè la sua capacità di creare valore in modo sostenibile. A questi fini, lo strumento più semplice, completo e utilizzato è il Business Model Canvas, sviluppato e diffuso da Alexander Osterwalder.
Fase 4: Finanziamenti
Una volta definito il business model ed identificata la necessità di capitali, è opportuno identificare le forme di finanziamento più adatta per ciascuna fase del ciclo di vita della start up, con particolare focus sulla fase di “early stage”, nella quale ancora non vengono generati ricavi e, di contro, i costi sono molto elevati, a causa degli ingenti investimenti necessari.
Fase 5: Fondazione della start up e scelta della forma giuridica
Lo step successivo è la scelta della forma giuridica della start up: si tratta di decidere, in altri termini, se costituirla sotto forma di società di persone o, più frequentemente, di capitali (S.p.A. o S.r.l.). Le start up innovative possono, in aggiunta, essere costituite anche nella forma di cooperative. La prevalenza delle start up italiane (quasi il 90%) opta per la scelta della S.r.l.
Fase 6: Minimum Viable Product (MVP)
Dopo aver definito il Business Model e delineata un’idea di prodotto, occorre procedere con la realizzazione di un “Minimo Viable Product”, ossia un primo prototipo di prodotto o servizio che si desidera offrire al mercato, con le caratteristiche minime, da sottoporre a sperimentazione su un piccolo segmento di mercato, costituito dai cosiddetti “early adopters”, ossia i consumatori che per prima testano il prodotto/servizio.
Fase 7: Verifica e validazione del mercato
In ultima istanza bisogna procedere a verificare i risultati del test effettuato con l’MVP e comprendere come i clienti abbiano valutato la proposta. Questa analisi deve chiarire l’effettiva scalabilità del Business Model, ossia la capacità di successo del prodotto, di acquisizione della clientela, quote di mercato e di canali distributivi.
Bisogna quindi realizzare le prime azioni di marketing e di introdurre il prodotto o servizio su alcuni segmenti target di mercato. Se i clienti si dimostrano soddisfatti e i volumi di vendita adeguati, la startup comincerà a generare i primi risultati economici positivi. Se invece gli sforzi dovessero fallire, bisognerà ritornare alla fase dell’MVP per modificare le criticità riscontrate, oppure ideare un nuovo progetto.
Il ruolo di incubatori e acceleratori nella crescita delle startup
Incubatori e acceleratori di startup sono una risorsa fondamentale e una preziosa fonte di sostegno per queste società.
Queste realtà forniscono sostegno in termini di esperienza, network e competenze legate alla creazione di una nuova impresa, sostenendo le startup dal momento della loro creazione fino all’exit o alla quotazione.
Incubatori e acceleratori sono anche strumenti fondamentali per ricercare e ottenere finanziamenti per sviluppare il modello di business e sono in grado di alleggerire notevolmente il carico di lavoro degli startupper, evitando inoltre di commettere errori che persone con poca esperienza potrebbero commettere.
Un incubatore di startup ha l’obiettivo di sostenere la nuova impresa fin dai primi passi, favorendone l’insediamento nel mercato e la crescita e mettendo a disposizione strutture fisiche, network, collaboratori e tutte le competenze necessarie.
Un acceleratore d’impresa ha invece lo scopo di velocizzare il processo di crescita di una startup, che ha già avviato il proprio processo di crescita e intende affermarsi nel mercato di riferimento ed espandere il proprio business.
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